I tumori maligni della pelle appartengono nella stragrande maggioranza dei casi a 3 categorie:
Gli epiteliomi sono tumori maligni che originano dalle cellule dell’epidermide, lo strato più superficiale della cute. Si evidenziano soprattutto nelle aree cutanee che negli anni sono state maggiormente esposte alla luce solare (volto, mani) ma possono manifestarsi in qualsiasi distretto corporeo. Si dividono in basocellulari o spinocellulari a seconda della categoria cellulare di orgine. Il loro comportamento è diverso; il tipo basocellulare ha una spiccata tendenza all’aggressività ma solo localmente mentre il tipo spinocellulare può anche dare origine a metastasi, prevalentemente linfatiche. Richiedono procedure chirurgiche diverse soprattutto in rapporto alla estensione ed alla sede di insorgenza della neoplasia. Si va da semplici asportazioni e suture dirette a lembi cutanei di vicinanza, innesti di cute o vere e proprie ricostruzioni anche molto complesse, necessarie per il ripristino della funzione e di una estetica accettabile, specialmente in regioni quali il naso, la palpebra, il padiglione auricolare e il viso in generale. Fondamentale nella cura degli epiteliomi è un corretto e radicale approccio fin dall’inizio, e niente in questo è più sicuro della chirurgia, l’unica tecnica che ne può garantirne la completa asportazione con verifica della stessa mediante esame istologico.
Il melanoma è un tumore maligno a prevalente localizzazione cutanea che origina dai melanociti, le cellule pigmentate presenti a livello dell’epidermide. L’incidenza di questo tumore e la mortalità sono in aumento in tutto il mondo, con età di comparsa che va sempre più abbassandosi. Ogni anno in Italia circa 35.000 persone sviluppano un melanoma e oltre 7.000 muoiono a causa di questo tumore.
Se la diagnosi è precoce il melanoma può essere guarito. È un tumore caratterizzato da un’alta capacità di dare metastasi, cioè di propagarsi ad altri organi sia per via linfatica che per via ematica.
La diagnosi di melanoma è una diagnosi essenzialmente clinica; l’utilizzo di un apparecchio molto semplice quale il dermatoscopio permette di eseguire la diagnosi e comunque uno screening delle lesioni pigmentate della cute.
La lesione può comparire su cute sana o può trarre origine da un nevo preesistente. Le sedi di insorgenza più frequenti sono il tronco per l’uomo e gli arti inferiori per la donna. Il fattore di rischio più noto è l’esposizione solare, soprattutto per gli individui di pelle chiara o capelli rossi; anche i nevi congeniti di grandi dimensioni possono associarsi ad un rischio elevato di sviluppare un melanoma; tra i fattori di rischio vanno inoltre ricordati:
Alcune regolette possono aiutare il paziente a sospettare il melanoma:
La terapia è chirurgica, una limitatissima asportazione, tanto più efficace quanto più precocemente effettuata. La verifica della precocità della procedura sta nel riscontro istologico dello spessore del melanoma stesso (spessore di Breslow); quanto più precoce sarà stata, tanto più sottile sarà il melanoma asportato e tanto più probabile sarà la completa guarigione dello stesso. Sarà sempre necessario un secondo intervento di ulteriore allargamento dell’asportazione, con ampiezza proporzionale allo spessore del melanoma. Per forme oltre un certo spessore oltre all’allagamento si deve anche effettuare la procedura del linfonodo sentinella. Un tempo si considerava 0,76 mm di Breslow lo spessore oltre il quale si rendeva necessaria tale procedura ma oggi, basandosi su ulteriori parametri istologici (ulcerazione, regressione, invasione linfocitaria, numero di mitosi per campo), si tende a farlo anche a spessori minori. Il paziente viene ricoverato e sottoposto ad una iniezione di sostanza radioattiva in corrispondenza della cicatrice di asportazione del melanoma. Questa sostanza seguirà le vie linfatiche drenanti quel distretto corporeo per andarsi a depositare nel linfonodo tributario, detto sentinella, lo stesso dove possono trovarsi eventuali cellule metastatiche. Questo linfonodo (o più di uno) verrà asportato con un intervento eseguito dopo alcune ore dall’iniezione. Nello stesso intervento viene anche eseguito l’allargamento della zona di asportazione del melanoma. Tale linfonodo verrà poi inviato ad esame istologico e, se risulterà positivo per infiltrazione di cellule metastatiche, si dovrà successivamente procedere ad un ulteriore intervento in cui verrà effettuato un completo svuotamento linfonodale della stazione linfatica interessata (laterocervicale, ascellare o inguinale). A questo punto, che i restanti linfonodi risultino negativi o positivi, la terapia chirurgica è conclusa e il paziente viene preso in cura dall’Oncologo Medico.